Le dinamiche complesse della Lega araba: Siria riammessa, Zelensky cerca solidarietà contro la Russia

Gedda, 21.05.2023 euractiv - Il vertice della Lega araba che si è tenuto venerdì (19 maggio) nella città saudita di Gedda è stato testimone di due avvenimenti di grande portata con conseguenze per il futuro della regione e per la sua postura a livello internazionale: il rientro della Siria in seno all’Organizzazione dopo 12 anni; la presenza del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Nonostante l’apparente unità, importanti divisioni interne sono emerse dal vertice a cui non ha preso parte il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed. 
La grande novità del vertice di Gedda è anzitutto il rientro della Siria 12 anni dopo l’allontanamento dall’Organizzazione fondata nel 1945 al Cairo. Il summit è stato ospitato dal potente erede al trono saudita Mohammed bin Salman – il cui Paese detiene la presidenza di turno – ed è il primo dopo lo storico accordo con tra Arabia Saudita e Iran raggiunto il 10 marzo scorso con la mediazione della Cina che ha mutato radicalmente lo scenario regionale, favorendo il rientro della Siria nel novero della Lega araba. Le immagini scattate durante il vertice confermano l’accoglienza riservata al presidente siriano Bashar al Assad da parte dell’erede al trono saudita e degli altri partecipanti al vertice. Tra i promotori del ritorno della Siria in seno all’organizzazione figurano il leader egiziano Abdel Fattah al Sisi, il presidente tunisino Kais Saied, il re di Giordania Abdullah II e il premier iracheno Mohammed Shia Al Sudani. Secondo diversi analisti, l’obiettivo del reintegro della Siria ha tre scopi differenti: incoraggiare il ritorno dei rifugiati nella loro terra dopo 12 anni; convincere le potenze occidentali ad allentare le sanzioni contro Damasco; interrompere il narcotraffico regionale che avrebbe proprio nel governo siriano uno dei suoi fautori. Dopo essere stato abbracciato dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, Assad ha dichiarato al vertice di Gedda che la regione ha avuto “un’opportunità storica per riordinare i nostri affari con la minima quantità di interferenze straniere”. 
Il rientro della Siria non trova tutti d’accordo
Il rientro della Siria in seno alla Lega araba non trova tutti d’accordo, nonostante nella dichiarazione finale del vertice i 22 Paesi membri abbiano sottolineato l’importanza di sostenere Damasco. Pur accettando sulla carta la nuova postura dell’organizzazione nei confronti di Assad, l’emiro del Qatar Tamin bin Hamad al Thani ha abbandonato il vertice prima del discorso del leader siriano e non ha pronunciato alcun intervento. In una nota dall’ufficio di gabinetto dell’emiro, Al Thani si è limitato a consegnare un messaggio per il re e principe ereditario saudita in cui ha auspicato che il vertice “contribuisca a rafforzare l’azione araba congiunta a beneficio dei popoli arabi”. Il Qatar è stato tra i Paesi che maggiormente hanno sostenuto i movimenti della cosiddetta primavera araba del 2011. In Siria, Doha ha svolto un ruolo di primo piano prima nel sostegno delle proteste contro il regime e in seguito appoggiando i ribelli armati che hanno combattuto contro Damasco. 
Un altro segnale di tensioni interne al potente blocco dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC) è stata l’assenza al vertice del presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyan, considerato la figura maggiormente influente sul piano geopolitico nella regione. Al summit di Gedda ha preso parte il fratello del leader emiratino, il vicepresidente Mansour Bin Zayed Al Nahyan il quale ha condotto un blaterale con il presidente siriano Bashar al Assad. 
Ufficialmente, la presidenza emiratina ha giustificato l’assenza di Mohamed bin Zayen “con un impegno preso in precedenza”, negando eventuali frizioni sul piano diplomatico. Tuttavia, la non partecipazione del presidente emiratino al summit sarebbe collegata a una tensione che da mesi cova tra Mohammed bin Zayed e l’erede al trono saudita Mohammed bin Salman dopo che per anni i due avevano portato avanti una politica regionale in totale sinergia. Da notare che lo scorso 18 gennaio, l’erede al trono saudita non aveva preso parte al mini-summit arabo organizzato da Mohammed bin Zayed ad Abu Dhabi con i capi di stato di Qatar, Oman, Bahrain, Egitto, Giordania. Secondo diversi analisti, Qatar ed Emirati vorrebbero mantenere saldi i rapporti con gli Stati Uniti, contestando la fuga in avanti dell’Arabia Saudita nello sviluppare ulteriormente i rapporti con la Cina e con la Russia. Mosca è il più importante alleato del regime di Bashar al Assad ed è stato proprio grazie all’intervento militare voluto dal presidente Vladimir Putin nel settembre del 2015 se il leader siriano è riuscito a mantenere il potere e a riconquistare parte del Paese. 
Zelensky tenta di convincere i leader arabi a condannare l’azione della Russia
Il vertice della Lega araba di Gedda ha visto anche un altro importante sviluppo: il primo discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky davanti ai leader dei Paesi arabi dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. La visita di Zelensky al vertice annuale della Lega Araba, è giunta prima del suo discorso al vertice del G7 a Hiroshima, in Giappone, ed è avvenuta mentre l’amministrazione statunitense guidata da Joe Biden sta facendo pressioni sui suoi partner più stretti in Medio Oriente ad aumentare gli sforzi a sostegno dell’Ucraina. Finora, la maggior parte dei Paesi del Medio Oriente è rimasta neutrale o ha temperato le proprie critiche al Cremlino, un riflesso della crescente influenza della Russia in una regione a lungo dominata dagli Stati Uniti.
Alcune nazioni arabe hanno fatto offerte superficiali per mediare tra le due parti o hanno contribuito a facilitare gli scambi di prigionieri. Allo stesso tempo, hanno perseguito politiche petrolifere tali da garantire entrate a Mosca per finanziare la guerra. Inoltre, i Paesi della regione, in particolare quelli del Golfo hanno permesso ad alcuni individui e società russe di eludere le sanzioni occidentali. “Nessuno di voi chiuderebbe un occhio e permetterebbe che il proprio Paese venga invaso”, ha detto dichiarato Zelensky ai leader delle 22 nazioni arabe. “Sono qui in modo che tutti possano dare uno sguardo onesto, non importa quanto i russi cerchino di usare la loro influenza” ha dichiarato Zelensky, che ha comunque elogiato il ruolo dell’Arabia Saudita, dicendosi pronto a una maggiore cooperazione con Riad. 
Parlando al vertice, il principe ereditario saudita, che mantiene uno stretto rapporto con Vladimir Putin, ha ribadito che il regno è impegnato ad alleviare la crisi umanitaria dell’Ucraina e continuerà a compiere sforzi per mediare tra Ucraina e Russia. Dai filmati provenienti dal vertice, la delegazione siriana guidata da Assad è parsa non ascoltare la traduzione simultanea del discorso del presidente dell’Ucraina e le accuse contro la Russia. Lo scorso anno, il principe Mohammed bin Salman ha svolto un ruolo chiave insieme all’oligarca russo Roman Abramovich nei mesi di colloqui che hanno portato alla liberazione di oltre 250 prigionieri da parte di Russia e Ucraina. Il regno ha anche affermato che fornirà 400 milioni di dollari in aiuti umanitari all’Ucraina, ma dopo aver proseguito con le politiche di taglio alla produzione petrolifera nell’ambito della cosiddetta alleanza Opec+ – che riunisce i Paesi Opec e dieci produttori al di fuori del Cartello guidati dalla Russia – mantenendo alti i prezzi del greggio e favorendo in questo Mosca. 
Secondo quanto riferito al Wall Street Journal da funzionari vicini al dossier, il discorso di Zelensky alla Lega Araba non cambierà i forti rapporti che intercorrono tra Arabia Saudita e Russia.