civiltà

Avere senso civico significa essere a conoscenza del fatto che facciamo parte di una comunità,
di essere in stretta correlazione con altri esseri umani e in qualche modo anche dipendere da loro.

Messaggio dalle Nazioni Unite per l'8 marzo 2023 Giornata Internazionale della Donna

Nazioni Unite, 07.03.2023 unric - Il Segretario Generale : In questa Giornata celebriamo i traguardi raggiunti da donne e ragazze in tutti i settori, dovunque nel mondo. Dobbiamo tuttavia riconoscere gli enormi ostacoli che fronteggiano: da ingiustizie strutturali, marginalizzazione e violenza agli effetti delle crisi che le toccano principalmente alla negazione della loro autonomia personale e dei loro diritti sui propri corpi e sulle proprie vite. La discriminazione di genere danneggia tutti, donne, ragazze, uomini e ragazzi... La Giornata Internazionale della Donna è un appello ad agire. Agire a fianco delle donne che chiedono il rispetto dei propri diritti fondamentali pagando un alto costo personale. Agire per rafforzare la tutela contro abusi e sfruttamento sessuale. E agire per accelerare la piena partecipazione e leadership delle donne. Il tema di quest’anno sottolinea il ruolo necessario di tecnologia e innovazione per far progredire l’uguaglianza di genere. La tecnologia può espandere i sentieri che conducono a istruzione e opportunità per le donne e le ragazze, ma può anche essere utilizzata per accrescere odio e abusi. Oggi, le donne costituiscono meno di un terzo della forza lavoro nei settori scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico. E quando le donne sono sotto rappresentate nello sviluppo di nuove tecnologie, la discriminazione può emergere sin dall’inizio. Ecco perché occorre colmare il divario digitale e aumentare la rappresentanza di donne e ragazze nella scienza e nella tecnologia. L’esclusione delle donne dal mondo digitale ha comportato nell’ultimo decennio una diminuzione di mille miliardi di dollari dal PNL dei Paesi a basso e medio reddito – una perdita che potrebbe crescere fino a 1500 miliardi di dollari entro il 2025 a meno che non si agisca. Investire nelle donne permette di risollevare persone, comunità e Paesi. Cooperiamo dunque con governi, settore privato e società civile per costruire un mondo che sia più inclusivo, giusto e ricco per tutti: donne, ragazze, uomini e ragazzi.

Parlamento Ue: Qatargate, primi elementi di riforma per maggiore trasparenza.
Metsola: rafforzare integrità e indipendenza degli eurodeputati

Bruxelles, 09.02.2023 agensir - I presidenti dei gruppi parlamentari dell’Eurocamera hanno approvato i primi punti chiave del piano di riforma, proposto dalla presidente Roberta Metsola, per rafforzare l’integrità, la responsabilità e l’indipendenza degli eurodeputati. Il piano è stato approvato durante la Conferenza dei presidenti a Bruxelles. Lo comunica in una nota il Parlamento europeo. “Ho promesso un’azione rapida e decisiva in risposta alla fiducia che abbiamo perso. Le riforme concordate oggi rappresentano un nuovo inizio per rafforzare l’integrità, l’indipendenza e la responsabilità del Parlamento europeo”, ha dichiarato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Tra le nuove misure si prevede “un periodo di pausa per gli eurodeputati prima che possano iniziare attività di lobby sul Parlamento europeo quando non sono più in carica”. I parlamentari Ue dovranno rendere “più chiare tutte le informazioni online relative all’integrità del lavoro parlamentare”.
“Tutti i deputati, gli assistenti e altro personale con un ruolo attivo su una relazione o risoluzione, dovranno dichiarare gli incontri programmati con i rappresentanti diplomatici di Paesi terzi e con terze parti iscritte nel registro per la trasparenza”. Ma saranno consentite esenzioni specifiche. Inoltre, sarà obbligatorio inserire nel Registro per la trasparenza qualsiasi evento con la partecipazione di rappresentanti di interessi nel Parlamento Ue. Saranno vietati i gruppi di amicizia con Paesi terzi in cui esistono già interlocutori parlamentari ufficiali”. Tutti i maggiorenni dovranno compilare un nuovo registro di ingresso al Parlamento Ue (non si applica ai giornalisti e alle altre istituzioni Ue). Gli ex deputati ed ex dipendenti riceveranno un badge giornaliero. I relatori, anche quelli ombra, dovranno presentare una “dichiarazione di conflitto di interessi alla segreteria della commissione competente al momento della nomina”.
Il modulo di dichiarazione degli interessi finanziari includerà “informazioni più precise sui lavori secondari e le attività esterne dei deputati”. Si introdurrà un’attività di formazione sulla conformità alle regole e whistleblowing. Si applicheranno nuove norme per la lotta alle interferenze straniere sulle risoluzioni presentate con urgenza. Infine, si rafforzerà la cooperazione con le autorità nazionali per una più serrata lotta alla corruzione.

Corte di Appello ripristina la Legge Anti-Aborto in Texas

Usa, 09.10.2021 tgcom24 - La corte d'appello federale di New Orleans ha permesso al Texas di ripristinare la controversa legge che vieta la maggior parte degli aborti nello Stato. Entrata in vigore il primo settembre, vieta l'aborto una volta rilevato il battito cardiaco dell'embrione, a circa sei settimane di gravidanza. La legge era stata temporaneamente bloccata mercoledì da un giudice federale del Texas dopo un ricorso dell'amministrazione Biden.
La sospensione temporanea della norma aveva fatto riprendere la pratica degli aborti oltre le sei settimane nelle cliniche statali. Ma il nuovo ordine è stato emesso venerdì sera e arriva appena un giorno dopo che un tribunale di grado inferiore di Austin si era schierato con l'amministrazione Biden e aveva sospeso la legge del Texas nota come "Senate Bill 8".
Il procuratore generale del Texas, il repubblicano Ken Paxton, aveva fatto però appello alla Corte federale di New Orleans, considerata una delle più conservatrici del Paese, che si è pronunciata in suo favore. "Grandi notizie stasera", ha twittato Paxton non appena è stata rilasciata la decisione sull'appello. "Combatterò gli eccessi del governo federale in ogni momento", ha aggiunto.
Con ogni probabilità, il governo federale Usa contesterà la decisione della corte d'appello alla Corte suprema degli Stati Uniti. Quest'ultima garantiva nel 1973, nella sua emblematica sentenza Roe contro Wade, il diritto delle donne ad abortire e precisava che si applicava fino a quando il feto non è vitale, cioè intorno alle 22 settimane di gravidanza. Negli ultimi anni leggi paragonabili a quelle del Texas sono state approvate da una dozzina di altri Stati conservatori e condannate in tribunale per aver violato tale giurisprudenza. La legge, dunque, vieta gli aborti in Texas una volta rilevata l'attività cardiaca (a circa sei settimane di gravidanza, quando la maggior parte delle donne non sa ancora di essere in attesa), anche nei casi di incesto o stupro.

Altro che civiltà: il reddito è un danno

Roma, 30.08.2021 ilgiornale - Alla sua prima uscita da leader del Movimento 5 Stelle, l'ex premier Giuseppe Conte ha voluto ribadire che il reddito di cittadinanza sarebbe «una misura di civiltà». Peccato che quella scelta politica stia confermando le perplessità che già sollevò all'approvazione, dato che costa ogni anno ai contribuenti ben 8 miliardi di euro, senza che il numero dei disoccupati cali in modo significativo. Tra coloro che sono sovvenzionati, in effetti, soltanto uno su sette trova un posto di lavoro.
La logica di quella riforma è profondamente irrazionale, oltre che ingiusta. Con la ricchezza prodotta da quanti lavorano si finanziano quanti non lavorano; ne discende che il numero dei lavoratori diminuisce, mentre quello dei disoccupati aumenta. In particolare, per come è stata concepita tale politica, tratta una difficoltà cronica e cioè la disoccupazione di lungo periodo di taluni ambienti sociali e di certe aree come se si trattasse di un problema acuto. Se però un aiuto può aver senso in situazione estreme (come, ad esempio, di fronte a un terremoto), non lo è dinanzi a fragilità che vanno affrontate andando alla radice del problema. Il risultato è che, a dispetto delle intenzioni, la situazione viene aggravata.
Spesso si evidenzia come il reddito di cittadinanza sia particolarmente ingiusto per coloro che lavorano, anche in cambio di salari modesti, e vedono una parte della loro fatica finire a chi, invece, resta a casa tutta la settimana. La ridistribuzione che accompagna questa misura assistenzialistica, però, nel lungo periodo danneggia ancora di più proprio quelli che, in linea teorica, sarebbero i «beneficiari». Come succede quando un padre rovina il figlio continuando ad aiutarlo anche quando ha trent'anni e neppure cerca un lavoro, il prezzo più alto di questa misura è proprio a carico della parte più debole del Paese.
Non è facile dire se questo peggioramento delle famiglie più povere sia cinico e intenzionale (alla maniera peronista, spesso i politici traggono la propria forza elettorale da ampi settori sempre più miseri e bisognosi di sussidi), oppure sia soltanto il risultato di buone intenzioni male orientate. In ogni caso è evidente che il reddito di cittadinanza tanto difeso da Conte eleva il parassitismo a stile di vita, promettendo la possibilità di godere di risorse non prodotte con il proprio impegno. Non è allora una misura di civiltà, ma un ulteriore e deciso passo verso l'imbarbarimento.

Draghi ottiene il via libera di Biden: il G20 straordinario sull'Afghanistan si farà a settembre

Roma, 24.08.2021 ilgiornale - Per qualche giorno Mario Draghi ha temuto di aver peccato di ottimismo. E ha visto traballare la sua proposta di convocare a settembre una riunione straordinaria del G20, anticipando di fatto quella già in programma a Roma per il 30 e 31 ottobre. Il format che vede seduti allo stesso tavolo le venti potenze economiche mondiali - presieduto quest'anno dall'Italia - è infatti il luogo più adatto dove poter davvero affrontare il delicatissimo dossier dell'Afghanistan, visto che al summit parteciperanno anche Cina e Russia, due interlocutori decisivi essendo ormai gli unici ad avere un filo diretto con i talebani. Un formato, quello a Venti, che comprende anche Turchia, Arabia Saudita e India, anch'esse con un peso importante nell'area.
Dopo giorni di interlocuzioni diplomatiche, però, il premier sembra essere riuscito a centrare l'obiettivo. Con un via libera informale di Joe Biden, consapevole che la questione va ormai trattata con tutti gli interlocutori e - in uno dei momenti più difficili per la credibilità internazionale degli Stati Uniti - fortemente preoccupato dal fatto che la Casa Bianca possa finire per essere considerata l'unica e sola responsabile del disastro in corso in Afghanistan. Nonostante le fortissime resistenze di Boris Johnson, dunque, il G20 straordinario dovrebbe tenersi a settembre. La prima o la terza settimana, per non sbattere con l'Assemblea generale della Nazioni Unite in programma a New York. Se in presenza a Roma o in videoconferenza è ancora oggetto di confronto, come pure l'opportunità di forzare l'agenda e inserire un punto ad hoc sull'Afghanistan invece di trattarlo semplicemente nella riunione dei capi di Stato e di governo. E il G7 in programma oggi dovrebbe preparare il terreno proprio in vista del G20. Ma non sarà un passaggio scontato. Draghi, infatti, dovrà riuscire a ritagliarsi il ruolo di mediatore, trovando un punto di caduta che sia condivisibile non solo da Europa e Stati Uniti, ma anche da Cina e Russia. Solo un documento che tenga insieme le istanze di tutti - su accoglienza, rischio terrorismo e rapporto con i talebani - può infatti porre le basi di quel G20 straordinario per il quale si sta spendendo da giorni l'ex numero uno della Bce. Poi, certo, oggi pomeriggio si affronterà anche il nodo della deadline del 31 agosto per terminare le operazioni di evacuazione dall'Afghanistan. Una data di fatto fittizia se, fanno notare dalla Farnesina, gli ultimi voli civili da Kabul sono in programma per il 26-27 agosto, visto che la fine del mese è il termine ultimo per chiudere le basi militari e far partire il personale non civile ancora sul campo. Questione ampiamente affrontata ieri nell'incontro a Palazzo Chigi tra Draghi e i ministri di Esteri (Luigi Di Maio) e Difesa (Lorenzo Guerini). Inutile dire, peraltro, che al di là della volontà degli Stati Uniti (presenti oggi al G7) anche il tema della proroga è difficilmente risolvibile senza un via libera di Cina e Russia (che al G7 non ci sono). Non è un caso che oggi pomeriggio Draghi sia intenzionato a insistere sulla necessità di coinvolgere Pechino e Mosca, perché il contesto geopolitico e strategico dentro il quale perseguire la difesa dei diritti fondamentali in Afghanistan è solo quello che «allargato» a tutti i soggetti interessati: non solo Cina e Russia, ma anche Turchia, Arabia Saudita e India. Che sono tutti membri del G20, la sede naturale, dunque, dove affrontare la questione. Sul punto, il premier ha avuto il via libera informale di Biden. Con il quale ha un rapporto duraturo, che risale ai tempi prima di Bill Clinton e poi di Barack Obama. Al presidente americano, l'ex numero uno della Bce ha assicurato il suo sostegno oggi pomeriggio, per cercare di ottenere una posizione comune tra Ue e Usa. In questo momento di difficoltà, un punto decisivo per l'amministrazione americana.
Poi, se tutto andrà come deve, la palla passerà al G20. Con un Draghi che sembra sempre più intenzionato a ritagliarsi il ruolo di voce forte dell'Ue. Merito di un curriculum che in Italia (e forse in tutta Europa) ha pochi competitor, soprattutto dopo gli anni alla Bce e il suo «whatever it takes» del 2012. E merito anche delle congiunture astrali, quelle che vedono Angela Merkel ormai a un mese dalla pensione (in Germania si vota a settembre) ed Emmanuel Macron in calo di consensi e tutto preso dalle presidenziali francesi del prossimo anno. Sarà al G20, probabilmente, che si porrà un altro tema davvero centrale: favorire la presenza di esponenti non talebani nel futuro governo afghano.
 

C’è un gigantesco conflitto d’interessi nel cuore della finanza sostenibile dell’UE

Parigi, 23.08.2021 rinnovabili – Pubblicato il rapporto di BlackRock per la Commissione su come potenziare la finanza sostenibile. Come rendere più verde il settore bancario europeo? La Commissione europea l’ha chiesto a BlackRock, la più grande società di investimento del mondo che controlla un portafoglio da 8.000 miliardi di dollari. E le indicazioni del colosso aiuteranno Bruxelles a plasmare la sua idea di finanza sostenibile. Una scelta criticatissima da larga parte della società civile per l’evidente conflitto di interessi dietro a questo rapporto. Secondo BlackRock, le banche europee non stanno facendo abbastanza per integrare i cardini della finanza sostenibile nelle loro policy. Oltre a essere pigre sarebbero anche cieche o quasi. Sono ben pochi gli istituti che hanno un’idea della loro reale esposizione ai rischi collegati a fattori ambientali, sociali e di governance (ESG). "Nonostante i maggiori sforzi da parte di banche e autorità di vigilanza, questo studio rileva che il ritmo di attuazione per raggiungere un’efficace integrazione ESG all’interno della gestione del rischio, della vigilanza prudenziale, delle strategie aziendali e delle politiche di investimento deve essere accelerato”, si legge nel rapporto. Tra i punti più critici rilevati da BlackRock cioè la mancanza di una definizione comune di rischi ESG. Per questo, il fondo di investimento invita il settore bancario ognuna europea a sviluppare una definizione unica e granulare virgola in grado cioè di adattarsi a un panorama variegato. Le dimensioni del colosso finanziario sono tali che ogni sua mossa è in grado di influenzare i mercati, le azioni dei concorrenti e le autorità politiche. Al punto che, quando la commissione aveva reso pubblica la scelta di affidarsi a BlackRock, anche il difensore civico europeo Emily O’Reilly aveva censurato Bruxelles per non aver dato abbastanza peso alle conseguenze del conflitto di interessi. Per Kenneth Haar, ricercatore del Corporate Europe Observatory e membro di Change Finance, “quando lasci che una società finanziaria con grandi investimenti in tutto, dal carbone al gas e petrolio, così come nelle banche, proponga misure politiche sul cambiamento climatico e le banche, ti ritroverai con un approccio leggero. Un approccio che molto probabilmente non farà molta differenza e ritarderà qualsiasi azione reale sul cambiamento climatico. Abbiamo visto BlackRock sostenere così tante volte che l’approccio migliore è quello che consente all’industria finanziaria di prendersi il suo tempo e di autoregolarsi, e qui ripetono questa formula”.

Il Presidente di Confindustria, Bonomi: "Andrea Orlando e Alessandra Todde vogliono punire le imprese"

Rimini, 21.08.2021 lastampa - Il presidente degli Industriali non ci va tanto per il sottile e dal Meeting di Rimini attacca governo e sindacati: «Il ministro Orlando e il sottosegretario Todde pensano di colpire con un dl le imprese sull'onda dell'emotività di due o tre casi che hanno ben altra origine e su cui dobbiamo intervenire». E poi spiega: «Questo Paese non prende mai atto della realtà: cosa ha tenuto insieme il Paese durante la crisi? Le imprese manifatturiere, che hanno retto. Negli altri Paesi tutti avrebbero avuto un occhio di riguardo dicendo “è il mio asset più importante, lo devo proteggere”. Qui no: vediamo che Orlando e Todde pensano di colpire le imprese con un decreto sull'onda dell'emotività di due o tre casi che hanno ben altra origine».Per Bonomi, insomma, il Dl Todde-Orlando anti-delocalizzazione sarebbe «punitivo nei confronti dell'impresa».
«Siamo tutti d'accordo che è brutto licenziare con WhatsApp, non è quello il metodo. E' brutto licenziare. Ma nei primi 6 mesi dell'anno, lo ha detto Tridico, abbiamo assunto 400 mila persone in più in Italia, mentre si parlava di 'valanga di licenziamenti' e abbiamo acquisito un 4,8% di crescita del Pil, probabilmente sarà superiore. Stiamo investendo e mi si viene a dire: Faremo questo provvedimento perché non c'è correttezza? Bene, caro Stato mi devi 58 miliardi, inizia a darmeli. Mi parli di chiusure? Non dovevi chiudere diverse partecipate pubbliche che costano a italiani diversi miliardi l'anno? Perché non lo fai? Perche sono poltronifici. Stato, correttezza per correttezza inizia a essere tu corretto», incalza Bonomi. Che ne ha anche per i sindacati: «Sono rimasto colpito di fronte alla possibilità di sedersi a un tavolo e dare una via al Paese» e non averlo fatto, alla possibilità di «rispondere alle due grandi incognite: la salute e le riforme. Abbiamo fallito e mi ci metto anche io anche ma i sindacati hanno fatto un grande errore. Potevamo costruire quello che i nostri padri hanno fatto con la polio, non abbiamo tempo da perdere». L’Italia rilancia Carlo Bonomi «non può permettersi che i distinguo politici e le elezioni amministrative delle prossime settimane facciano deragliare l'azione del governo Draghi». «Sono molto preoccupato – insise – che in autunno l'attenzione del governo sulle riforme venga  rallentata». «Temo l'azione dell'esecutivo possa venire fermata ma non ce lo possiamo permettere per impegni presi in Europa sul Pnrr e perché è un'occasione storica che non possiamo fallire se vogliamo creare uno stato moderno, efficiente e inclusivo».

La green economy tra chi la propone e chi la insegue

New York 01.08.2021 internazionale - il primo passo per la transizione energetica è il cambiamento dei tradizionali paradigmi imprenditoriali e la consapevolezza del potenziale che il settore delle energie rinnovabili può offrire in termini di opportunità e rendimenti.
Un tema che sembra sia stato ben recepito dai grandi imprenditori mondiali che hanno abbracciato la green economy e messo in moto un solido processo di cambiamento del proprio core business. Molti sono coloro che hanno indirizzato le loro strategie sull’investire nella sostenibilità. Ecco alcuni esempi più significativi: Warren Buffett, l’oracolo di Omaha, uno degli uomini più ricchi al mondo e massimo esperto di finanza, con la sua Berkshire Hathaway Energy ha già investito e sta investendo fortemente sul sostenibile, oggi uno dei maggiori produttori di energia eolica negli Stati Uniti. Da non dimenticare il gigante dell’E-commerce Amazon, Jeff Bezos che ha intrapreso il suo percorso di decarbonizzazione dell’azienda attraverso alcune attività come l’utilizzo del fotovoltaico per l’energia elettrica  e lo sviluppo di metodologie legate al trasporto sostenibile come i furgoncini elettrici. Non da ultimo la Dott.ssa Isabella Pulpan che dalla  presidenza della camera di commercio internazionale CCIISS è impegnato nella implementazione di un sistema green davvero innovativo per l’avvio di un piano per lo sviluppo economico e generare anche il vero senso di responsabilità con l’obiettivo finale di passare dall’attuale 40% di energia rinnovabile all’80% entro il 2024 fino al 100% previsto entro il 2030 con zero emissioni di CO2.

L’UE presenta la sua legge per il clima, ma per Greta e gli ambientalisti “serve di più”

Bruxelles, 06.03.2020 ohga - La comunità europea si fissa come obiettivo quello di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Greta Thunberg, che è intervenuta mercoledì scorso a Bruxelles di fronte alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, va ancora all’attacco dell’inazione della classe politica: “Con questa legge l’Unione Europea ammette la resa”. L'aveva promesso la presidente della Commissione Europea Europea Ursula von der Leyen: il Green comincia a prendere forma. Non poteva arrivare in un momento peggiore, visto che da una parte siamo in piena emergenza coronavirus e dall'altra ci sono centinaia di migliaia di profughi siriani che premono alle frontiere della Grecia; ma la nuova legge sul clima è il primo pilastro di una struttura che, nelle intenzioni dei suoi promotori, dovrebbe rendere l'Unione Europea una realtà all'avanguardia nella lotta contro il cambiamento climatico. Già, perché nonostante le critiche degli ambientalisti e nonostante diversi punti oscuri (ne parleremo più avanti), va detto che l'Unione Europea quanto meno si sta sforzando di intraprendere la strada verso la decarbonizzazione. Alcuni paesi membri stanno già facendo bene, altri sono un po' più indietro. Basta poi fare un confronto con altre grandi nazioni industrializzate. Il presidente Donald Trump ha spinto fuori gli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi del 2015, Russia e Australia sono ancora legati a doppio filo ai combustibili fossili, il Canada di Justin Trudeau si mostra attento alle questioni ambientali ma poi autorizza la costruzione di nuovi oleodotti per trasportare il petrolio delle sabbie bituminose dell'Alberta. E questi sono soltanto alcuni esempi. Ma vediamo più nel dettaglio in che cosa consiste questa nuova legge europea sul clima (la "European Climate Law").
Che cosa prevede la proposta di legge: Il principale obiettivo, giuridicamente vincolante, è il raggiungimento entro il 2050 della neutralità climatica, ovvero zero emissioni nette di gas a effetto serra. I 27 Stati membri sono tenuti ad adottare le misure necessarie per raggiungere l’obiettivo collettivamente.
La legge sul clima comprende anche provvedimenti per tenere traccia dei progressi e adeguare le azioni di conseguenza, attraverso strumenti già esistenti come i piani nazionali per l'energia e il clima degli Stati membri (Pniec). Viene inoltre tracciato il percorso che dovrebbe portare al raggiungimento dell'obiettivo della climate neutrality a metà secolo. Per completare la legge, la Commissione europea sta aspettando i risultati dell’analisi di impatto; sulla base di questi, formulerà entro giugno 2021 un nuovo obiettivo per quanto riguarda la riduzione di emissioni di gas serra per il 2030 e proporrà nel caso nuove modifiche alle direttive e ai regolamenti europei sul clima, dal mercato Ets (Emissions Trading system) all'efficienza energetica, dalle rinnovabili alle emissioni nel settore agricolo e in quello dei trasporti. Entro settembre 2023, e in seguito ogni cinque anni, la Commissione valuterà la coerenza delle misure nazionali e dell'Unione Europea nel suo complesso. All'esecutivo europeo sarà conferito il potere di formulare raccomandazioni agli Stati membri le cui azioni non sono coerenti con l'obiettivo di neutralità climatica per il 2050. La Commissione potrà inoltre riesaminare l'adeguatezza delle misure a livello comunitario. Gli Stati membri dovranno infine sviluppare e attuare strategie di adattamento per rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità agli effetti dei cambiamenti climatici. Non è finita qui. Per coinvolgere i cittadini, la Commissione ha anche avviato una consultazione pubblica, aperta per 12 settimane, per un "patto sul clima", in cui ognuno potrà avanzare delle proposte e suggerire delle iniziative.
I dubbi: La legge sul clima dovrà ora essere esaminata dal Consiglio e dall'Europarlamento prima di diventare giuridicamente vincolante. Ma, come abbiamo detto poco fa, entro giugno bisognerà ridefinire gli obiettivi al 2030. A tal proposito, i ministri dell'Ambiente di 12 paesi (Francia, Spagna, Austria, Danimarca, Finlandia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Slovenia, Svezia) hanno chiesto, inviando una lettera rivolta al vicepresidente, Frans Timmersans, di accelerare sui tempi sull'aumento del taglio delle emissioni inquinanti, portandolo ad almeno il 50% e puntando al 55% rispetto ai livello del 1990. L'attuale traguardo fissato al 2030 è fermo invece al 40%. Questo intervento si rende necessario, sottolineano i 12 ministri nella lettera, per far sì che l'Unione Europea arrivi preparata all'appuntamento cruciale della Cop26 di Glasgow, che si terrà il prossimo novembre, e possa fare da apripista a livello internazionale.
Il presidente della commissione ambiente del Parlamento Europeo, Pascal Canfin, ha inoltre fatto sapere che si batterà per ottenere vincoli nazionali. E qua veniamo al principale limite della nuova legge sul clima. L'obiettivo delle zero emissioni nette per il 2050 è stato infatti fissato a livello comunitario, e non stato per stato. Questo vuol dire che, per esempio, alcuni paesi dell'Est Europa ancora dipendenti dai combustibili fossili, come la Polonia (che si è rifiutata sottoscrivere il Green New Deal dell'Ue), potranno sforare questo limite se altri paesi più virtuosi (come Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia, che dovrebbero raggiungere l'obiettivo prima del 2050) provvederanno a compensare. Come puoi notare, insomma, il sistema ha non poche crepe. L'abbandono da parte dell'Europa dei combustibili fossili non sembra così immediato. Uno stato come la Germania ha programmato l'abbandonato totale del carbone per il 2038. Secondo molti esperti, si tratta di un termine posto fin troppo avanti nel futuro. Per non parlare del raddoppio del gasdotto North Stream che, attraverso il mar Baltico, porterà nell'Europa centrale 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas proveniente dalla Russia. A dimostrazione che del gas russo, ora come ora, proprio non riusciamo a farne a meno. In Italia poi abbiamo il caso del gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline), che farà arrivare dallo stato caucasico dell'Azerbaijan il gas naturale. Se dunque da una parte l'Europa prova a schiacciare l'acceleratore sulla transizione verde, dall'altra tiene alzato il freno a mano intrattenendo fitte relazioni con l'industria dei combustibili fossili.
Le parole di von der Leyen e di Timmermans: "La legge sul clima è la trasposizione legale del nostro impegno politico e ci pone in maniera irreversibile sulla strada di un futuro più sostenibile. Offre prevedibilità e trasparenza per l'industria e gli investitori europei, orienta la nostra strategia di crescita verde e garantisce che la transizione sarà graduale ed equa", ha dichiarato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
A farle eco il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans: "La legge europea sul clima è un messaggio ai nostri partner internazionali, questo è l'anno per alzare l'asticella dei nostri sforzi, nel perseguimento degli obiettivi stabiliti dall'Accordo di Parigi".
Le parole di Greta Thunberg a Bruxelles: Chi non ha mancato di sferzare ancora una volta l'Unione Europea sul tema della crisi climatica è Greta Thunberg. Mercoledì scorso l'attivista svedese era a Bruxelles e in un intervento di 8 minuti davanti alla commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha duramente criticato l’ipocrisia dell'Ue. "Per più di un anno e mezzo abbiamo sacrificato il nostro diritto all'istruzione per protestare contro la vostra inazione", ha detto Greta.
"A settembre, 7 milioni e mezzo di persone sono scese in strada per chiedervi di unirvi di fronte ai dati scientifici per offrirci un futuro sicuro; poi, lo scorso novembre il Parlamento Europeo ha dichiarato l'emergenza climatica e ambientale. Avete detto che l'Ue sarebbe stata capofila per quanto riguarda le sfide climatiche, ed era una bellissima notizia. Quando i vostri figli hanno fatto scattare l'allarme anti-incendio, voi siete usciti, avete annusato l'aria e vi siete resi conto che era tutto vero: la casa stava bruciando, non era un falso allarme. Poi però siete rientrati, avete finito la vostra cena e siete andati a dormire senza neanche chiamare i vigili del fuoco".
Per la diciassettenne la proposta di legge così com'è significherebbe ammettere la resa nella lotta contro il cambiamento climatico. Una rinuncia agli obiettivi dell'Accordo di Parigi, alle promesse e agli impegni per garantire un futuro migliore alle giovani generazioni. Se si vogliono mantenere gli impegni sottoscritti nell'accordo di Parigi, le nostre emissioni di carbonio devono finire e non ridursi, e la scienza (in primis i report dell'Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) ci dice che il processo deve iniziare oggi. "Quello che manca sono la consapevolezza, la leadership e soprattutto il tempo", ha concluso Greta Thunberg. Posizioni ribadite in una lettera aperta indirizzata ai leader dell'Unione Europea, firmata dalla stessa Greta e da altri 33 attivisti del movimento Fridays for Future. La reazione delle associazioni ambientaliste: Le Ong e le associazioni ambientaliste hanno accolto favorevolmente la nuova legge europea sul clima, ma non hanno risparmiato osservazioni e critiche a riguardo. Il punto è sempre lo stesso: occorre essere più ambiziosi.
La posizione più rigida è sicuramente quella assunta da Sebastian Mang, policy advisor di Greenpeace per la politica climatica europea: "Senza piani per un obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030 basato sulla scienza, né misure per porre fine ai sussidi ai combustibili fossili, ci stiamo preparando al fallimento. Decenni di esitazioni e mezze misure ci hanno portato a un punto in cui la stessa sopravvivenza della vita sulla Terra è a rischio a causa dell'emergenza climatica. Il momento di agire è adesso, non tra 10 anni".
Anche il Wwf esprime alcune perplessità sulla nuova legge europea. L'auspicio è quello che garantisca una rapida riduzione delle emissioni e una transizione socialmente giusta, facendo in modo che le politiche di tutti i settori siano compatibili con gli obiettivi climatici dell'Unione Europea.
"Agire oggi è essenziale per darci la possibilità di limitare il pericolo rappresentato dal riscaldamento globale", afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed energia del Wwf Italia. "La legge deve porre fine alle dannose contraddizioni della politica dell'Ue, dove gli obiettivi di emissione si affiancano a miliardi spesi in gasdotti e alla continua espansione degli allevamenti animali, per fare due esempi. Questa legge rappresenta l’opportunità che l'Europa ha per dimostrate di essere davvero ambiziosa e all'altezza della sfida di una trasformazione essenziale anche dal punto di vista economico".
In particolare il Wwf propone:
·         il raggiungimento dell'obiettivo della carbon neutrality entro il 2040 (cioè dieci anni prima da quanto previsto dalla nuova proposta di legge);
·         la riduzione delle emissioni di gas serra almeno del 65% entro il 2030, in linea con quanto indicato dalla scienza, attivando un meccanismo di revisione quinquennale degli obiettivi a partire dal 2021 (e non dal 2030, come pare intenzionata a stabilire la Commissione Europea);
·         il divieto di tutti i sussidi, le agevolazioni fiscali e gli altri benefici per i combustibili fossili;
·         l'istituzione di un organismo scientifico indipendente che esamini i piani dell'Unione Europea per affrontare l'emergenza climatica e si assicuri che i conti delle emissioni tornino.
Per Legambiente la proposta di legge sul clima avanzata dalla Commissione rappresenta un importante passo in avanti per garantire una governance unitaria e coerente della politica climatica europea. Ma ritiene l’aumento dell’attuale obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030 al 50-55% rispetto ai livelli del 1990 un'iniziativa poco ambiziosa e non in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5 gradi centigradi. Per fronteggiare l’emergenza climatica l'Europa può e deve portare il target della riduzione delle emissioni ad almeno il 65% entro il 2030, in coerenza con le indicazioni dell’Emissions Gap Report realizzato dall'Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente.
"I prossimi mesi saranno cruciali, l’emergenza climatica non consente ulteriori rinvii", sostiene Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. "L’Italia deve sostenere con forza la necessità di avviare da subito il processo di revisione degli attuali impegni di riduzione al 2030".

Il Papa: dopo la pandemia ripartire con responsabilità e senza egoismi

Città del Vaticano, 20.08.2021 vaticannews - In un messaggio a firma del segretario di Stato Pietro Parolin, Francesco benedice i partecipanti al Meeting di Rimini al via questa mattina in presenza: "Necessario reperire risorse e mezzi per rimettere in moto la società, ma c’è bisogno innanzitutto di chi abbia il coraggio di dire 'io' comunicando con la vita che si può cominciare la giornata con speranza". “Ripartenza”, con una responsabilità collettiva e non con egoismo. Questa la parola d’ordine che Papa Francesco indica ai partecipanti alla 42.ma edizione del Meeting per l’Amicizia dei popoli - al via domani, 20 agosto, a Rimini - in questo tempo drammatico della pandemia che ha fatto, sì, emergere egoismi e idolatrie del potere e del denaro, ma al contempo la solidarietà tra gli esseri umani. In un messaggio indirizzato a monsignor Francesco Lambiasi, vescovo della città romagnola che dal 1980 ospita l’evento, a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, si rilancia l’invito alla fraternità e all’amicizia sociale per superare il guado della crisi provocata dal Covid. Si citano quindi Kierkegaard, san Tommaso, don Giussani e anche Manzoni, e si richiamano le parole di Papa Benedetto XVI, quando affermava che “la libertà deve sempre di nuovo essere conquistata per il bene”. Proprio il concetto di libertà, si legge nel messaggio, è strettamente connesso al tema scelto per l’edizione 2021 del Meeting che torna a svolgersi in presenza fino al 25 agosto: “Il coraggio di dire io”, tratto dal Diario del filosofo Søren Kierkegaard. Un titolo, osserva Papa Francesco, “quanto mai significativo nel momento in cui si tratta di ripartire con il piede giusto, per non sprecare l’occasione data dalla crisi della pandemia”. “Ripartenza” che non si realizza automaticamente perché “in ogni iniziativa umana è implicata la libertà”. “La libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo sia un nuovo inizio”, affermava Benedetto XVI, “la libertà deve sempre di nuovo essere conquistata per il bene. In questo senso, il coraggio di rischiare è innanzitutto un atto della libertà”.
Nel messaggio si ricordano le parole pronunciate da Papa Francesco durante il primo lockdown del marzo-aprile 2020, il monito poi ripetuto e declinato in molte forme: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. “Mentre ha imposto il distanziamento fisico, la pandemia ha rimesso al centro la persona, l’io di ciascuno, provocando in molti casi un risveglio delle domande fondamentali sul significato dell’esistenza e sull’utilità del vivere che da troppo tempo erano sopite o peggio censurate. E ha suscitato anche il senso di una responsabilità personale”.
“Tanti lo hanno testimoniato in diverse situazioni. Davanti alla malattia e al dolore, di fronte all’emergere di un bisogno, molte persone non si sono tirate indietro e hanno detto: ‘Eccomi’”, si legge ancora nel testo a firma di Parolin. “La società ha necessità vitale di persone che siano presenze responsabili. Senza persona non c’è società, ma aggregazione casuale di esseri che non sanno perché sono insieme. Come unico collante rimarrebbe solo l’egoismo del calcolo e dell’interesse particolare che rende indifferenti a tutto e a tutti”
Del resto, “le idolatrie del potere e del denaro preferiscono avere a che fare con individui piuttosto che con persone, cioè con un ‘io’ concentrato sui propri bisogni e i propri diritti soggettivi piuttosto che un ‘io’ aperto agli altri, proteso a formare il ‘noi’ della fraternità e dell’amicizia sociale”. Il Papa non si stanca, dunque, di “mettere in guardia coloro che hanno responsabilità pubbliche dalla tentazione di usare la persona e di scartarla quando non serve più, invece di servirla”. “Dopo quello che abbiamo vissuto in questo tempo, forse è più evidente a tutti che proprio la persona è il punto da cui tutto può ripartire”. Certamente c’è la necessità di “reperire risorse e mezzi per rimettere in moto la società”, ma “c’è bisogno innanzitutto di qualcuno che abbia il coraggio di dire ‘io’ con responsabilità e non con egoismo, comunicando con la sua stessa vita che si può cominciare la giornata con una speranza affidabile”.
Il coraggio, però, “non è sempre una dote spontanea e nessuno può darselo da sé”, diceva il don Abbondio manzoniano, soprattutto in un tempo come quello odierno dove “la paura – rivelatrice di una profonda insicurezza esistenziale – gioca un ruolo così determinante da bloccare tante energie e slanci verso il futuro, percepito sempre più come incerto soprattutto dai giovani”.
Don Luigi Giussani avvertiva di un duplice pericolo: “Dubbiezza e comodismo”, quali “nemici dell’io”. Da dove può venire, allora, il coraggio di dire io? Avviene grazie a un “fenomeno” che si chiama incontro, grazie al quale “si dà la possibilità all’io di decidere, di rendersi capace di accogliere, di riconoscere e di accogliere. Il coraggio di dire ‘io’ nasce di fronte alla verità, e la verità è una presenza”. “Dal giorno in cui si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, Dio ha dato all’uomo la possibilità di uscire dalla paura e di trovare l’energia del bene seguendo il suo Figlio, morto e risorto”, afferma il messaggio. “Il rapporto filiale con il Padre eterno, che si rende presente in persone raggiunte e cambiate da Cristo, dà consistenza all’io, liberandolo dalla paura e aprendolo al mondo con atteggiamento positivo”. Dunque “la ragione profonda del coraggio del cristiano è Cristo”. “È il Signore risorto la nostra sicurezza, che ci fa sperimentare una pace profonda anche in mezzo alle tempeste della vita”, si legge nel messaggio. Che si conclude con l’auspicio del Papa che nella settimana del Meeting organizzatori e ospiti diano “testimonianza viva” della “gioia del Vangelo” che “infonde l’audacia di percorrere nuove strade”. “Bisogna avere il coraggio di trovare i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne, particolarmente attraenti per gli altri”, si legge nelle ultime righe del testo, citando il documento programmatico del pontificato Evangelii Gaudium. “È il contributo che il Santo Padre si aspetta che il Meeting dia alla ripartenza, nella consapevolezza che la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti”. Nessuno escluso, “perché l’orizzonte della fede in Cristo è il mondo intero”.
 

Serietà, collaborazione, e anche senso del dovere…

Roma, 31.12.2020 ildomaniditalia - Nel difficile mestiere di Presidente della Repubblica il messaggio di fine d’anno occupa un posto tutto suo, all’epicentro di ogni difficoltà. È il sigillo della comunicazione o la forma riassuntiva di uno stile presidenziale. Sono importanti i contenuti, ma nondimeno il tono e il gesto. Se si sbaglia, prevale fatalmente l’innaturalezza. Mattarella non ama la retorica, né predilige l’uso di parole immaginifiche, tanto per fare effetto. L’uomo risente di quella sicilianità che condensa l’eloquio in un lessico asciutto, non sempre rotondo. Mons. De Luca, chiamato a celebrare gli 80 anni di Luigi Sturzo, fece notare che la scrittura di questo grande siciliano increspava un pensiero ricco e fecondo, ne deviava il corso, come per un torrente impetuoso, dando così una versione scabra e finanche ruvida di questa impetuosità. Mattarella, anche per tale aspetto, reinterpreta la mistica del concreto che appare dominante nella connessione sturziana tra pensiero e prassi. Al cuore del messaggio di questo finale di 2020 si coglie dunque la concreta esortazione del Presidente, quell’invito cioè a farsi tutti consapevoli della necessità che uno spirito di “serietà, collaborazione, e anche senso del dovere” giunga a sostenere la ripresa della vita sociale e politica dell’Italia. Ognuno di noi dovrebbe concentrarsi su questa frase tanto semplice, eppure tanto densa di valore. Una frase che antepone all’ornatezza del linguaggio la forza di un precetto, e non di un precetto imposto. Mattarella si accinge a coprire l’ultimo tratto del suo mandato. Lo ha voluto ricordare lui stesso, facendo intendere che da questo momento la sua responsabilità, lungi dall’essere meno nitida, entra in una sfera di ancor maggiore sobrietà, fino a contrarsi con l’ingresso nel “semestre bianco”. Questo significa che il paracadute del Quirinale, rispetto alle inquietudini della politica, avrà per forza un’incidenza materiale più ridotta. Ma ciò renderà forse più stringente e necessario il compito che traluce dall’essere il Presidente il grande moderatore della dialettica democratica, senza escludere nessuno. Avremo più bisogno di Mattarella.

Educazione civica, stop di buon senso

Brescia, 19.09.19 vocedelpopolo - Buon senso. Merce rara, ma questa volta sembra proprio essersi palesato – inaspettatamente – nel governo delle nostre scuole. Sì, perché la decisione del neo ministro Fioramonti di bloccare l’introduzione nelle classi della tanto decantata Educazione civica fin dall’anno scolastico appena cominciato pare proprio un esercizio di buonsenso. Che segue ad un altro esercizio solitamente poco praticato: l’ascolto dei consigli di chi deve, appunto consigliare, con competenza. In questo caso si tratta del parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione, uno di quegli organismi il cui parere è “obbligatorio ma non vincolante” e del quale spesso ci si dimentica addirittura l’esistenza. Nel caso dell’Educazione civica che – come tutti sanno – è diventata legge il 1° agosto scorso, ma in Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata solo il 5 settembre (ad anno scolastico già iniziato), innescando subito il problema della sua attivazione immediata (come avrebbe voluto il governo precedente, che pure ha trovato l’escamotage di un avvio “sperimentale obbligatorio”), proprio il Consiglio superiore della pubblica istruzione si è pronunciato con una bocciatura. Non perché l’Educazione civica non serva nelle scuole, intendiamoci, ma perché – così spiegano i “consultori” – la “sperimentazione obbligatoria” metterebbe in difficoltà le stesse istituzioni scolastiche. Diverse le considerazioni dell’organismo ministeriale, che in sostanza spiega come “questa sperimentazione, sia pure ad adesione volontaria, non è praticabile a questa data in quanto comporta una serie di adempimenti sul piano organizzativo e didattico di difficile attuazione e tale da compromettere la qualità ed il significato della sperimentazione stessa”. Ne risulterebbe tra l’altro “sconvolto il curricolo e il piano di attività, già predisposto per l’a.s. 2019/20”. Serve invece una “riflessione aggiuntiva” su quanto già esiste (“Cittadinanza e Costituzione”, ancora in vigore) e la strada nuova che si vorrebbe perseguire. Non solo, il Cspi sembra “bacchettare” la strategia seguita, carente – per semplificare – di coinvolgimento dei soggetti interessati e suggerisce di usare l’anno scolastico in corso per “preparare studenti e genitori al significato del nuovo insegnamento”, ma anche “realizzare adeguate iniziative di formazione del personale scolastico” e “studiare modalità di valutazione del nuovo insegnamento anche nelle sue connessioni con gli strumenti attualmente esistenti quali le rubriche di valutazione che chiariscano i diversi livelli di apprendimento corrispondenti ai voti, la certificazione delle competenze e il sistema degli esami”. Insomma, freno tirato. Niente fretta. L’educazione civica a scuola è certamente una buona cosa, ma bisogna procedere con cautela e senza confusioni. Fin qui il Cspi. Il cui parere, tuttavia, non stupisce più di tanto gli addetti ai lavori, tra i quali le perplessità sulle possibili novità da sperimentare a scuola hanno cominciato subito a farsi sentire. Il fatto decisivo sta nella decisione del neoministro Fioramonti di seguire il consiglio ricevuto. E allora diamoci tempo. Che sia davvero il momento di mettere da parte l’ansia delle “riforme” (più o meno impattanti) a tutti i costi per cercare prima di capire cosa serve davvero alla scuola e magari creare le condizioni perché i cambiamenti che sicuramente servono possano davvero funzionare? Bene ministro, buona partenza.

Utero in affitto, polemica su Manifesti Choc

Roma, 16.10.2018 ilmessaggero - «Inizia con un'immagine choc la campagna nazionale di Pro Vita e Generazione Famiglia (associazioni promotrici del Family Day) 'per il diritto dei bambini a una mamma e un papa». Nei manifesti, affissi a Roma, Milano e Torino e accompagnati da camion vela, appaiono due giovani ragazzi raffigurati mentre spingono un carrello con dentro un bambino disperato, comprato dalla coppia, individuati come 'genitore 1' e 'genitore 2', e a fianco la scritta: 'Due uomini non fanno una madre. #StopUteroinAffitto». Così in una nota delle associazioni Pro Vita e Generazione Famiglia. «La campagna - spiegano - è una risposta decisa a tutti quei giudici e sindaci (in particolare Virginia Raggi a Roma, Chiara Appendino a Torino, Beppe Sala a Milano e Luigi De Magistris a Napoli) che, violando la legge e il supremo interesse del bambino, hanno disposto la trascrizione o l'iscrizione di atti di nascita di bambini come figli di "due madri o di due padri". A novembre toccherà alla Cassazione pronunciarsi proprio su una trascrizione avvenuta a Trento in favore di una coppia di uomini che aveva fatto ricorso all' utero in affitto in Canada«. »La nostra iniziativa - dichiara Toni Brandi, presidente di Pro Vita - intende sottolineare ciò che non si dice e non si fa vedere dell' utero in affitto, perchè noi siamo dalla parte dei più deboli, i bambini, ma anche per la salute delle donne, trattate come schiave e ignare dei rischi per la salute a cui si espongono«. «L'utero in affitto è vietato in Italia e i bambini non si comprano - afferma l'altro promotore del Family Day, Jacopo Coghe di Generazione Famiglia - perchè sono soggetti di diritto e non oggetti. Con l' utero in affitto la dignità delle donne viene calpestata per accontentare l'egoismo dei ricchi committenti. Dall'immagine si vede bene cosa manca a questo bambino: la mamma». «Ricordiamo - conclude la nota - che Generazione Famiglia ha già presentato a giugno scorso esposti alle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Milano, Torino, Firenze, Bologna, Pesaro contro le iscrizioni anagrafiche di bambini come figli di 'due madrì e 'due padrì compiute e politicamente rivendicate dai relativi sindaci». «Raggi disponga rimozione manifesti Pro-vita e prenda distanze da gruppo omofobo. I provocatori e offensivi manifesti dell'associazione Pro-vita violano il codice etico di Roma capitale e lanciano un messaggio chiaramente di stampo omofobo. Ancora una volta a Roma sono stati affissi manifesti che ledono i diritti delle persone e prendono di mira le famiglie arcobaleno. La sindaca Raggi ne disponga la rimozione e prenda le distanze da chi promuove messaggi equivoci e oscurantisti». Così in una nota il capogruppo del Pd capitolino, Anton Giulio Pelonzi.