L’UE presenta la sua legge per il clima, ma per
Greta e gli ambientalisti “serve di più”
Bruxelles,
06.03.2020 ohga - La
comunità europea si fissa come obiettivo quello di raggiungere le zero
emissioni nette entro il 2050. Greta Thunberg, che è intervenuta mercoledì
scorso a Bruxelles di fronte alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo,
va ancora all’attacco dell’inazione della classe politica: “Con questa legge
l’Unione Europea ammette la resa”. L'aveva promesso la presidente
della Commissione Europea Europea Ursula von der Leyen: il Green comincia a prendere forma. Non poteva arrivare
in un momento peggiore, visto che da una parte siamo in piena emergenza
coronavirus e dall'altra ci sono centinaia di migliaia di profughi siriani che
premono alle frontiere della Grecia; ma la nuova legge sul clima è il primo
pilastro di una struttura che, nelle intenzioni dei suoi promotori, dovrebbe
rendere l'Unione Europea una
realtà all'avanguardia nella lotta contro il cambiamento climatico. Già,
perché nonostante le critiche degli ambientalisti e nonostante diversi punti
oscuri (ne parleremo più avanti), va detto che l'Unione Europea quanto meno si
sta sforzando di intraprendere la strada verso la decarbonizzazione. Alcuni
paesi membri stanno già facendo bene, altri sono un po' più indietro. Basta poi
fare un confronto con altre grandi nazioni industrializzate. Il presidente
Donald Trump ha spinto fuori gli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi del
2015, Russia e Australia sono ancora legati a doppio filo ai combustibili fossili, il
Canada di Justin Trudeau si mostra attento alle questioni ambientali ma poi
autorizza la costruzione di nuovi oleodotti per trasportare il petrolio delle
sabbie bituminose dell'Alberta. E questi sono soltanto alcuni esempi. Ma
vediamo più nel dettaglio in che cosa consiste questa nuova legge europea sul clima (la
"European Climate Law").
Che cosa prevede la proposta di legge: Il principale obiettivo,
giuridicamente vincolante, è il raggiungimento entro il 2050 della neutralità
climatica, ovvero zero
emissioni nette di gas a effetto serra. I 27 Stati membri sono
tenuti ad adottare le misure necessarie per raggiungere l’obiettivo
collettivamente.
La legge sul clima comprende anche provvedimenti per tenere traccia dei
progressi e adeguare le azioni di conseguenza, attraverso strumenti già
esistenti come i piani
nazionali per l'energia e il clima degli Stati membri
(Pniec). Viene inoltre tracciato il percorso che dovrebbe portare al
raggiungimento dell'obiettivo della climate neutrality a metà secolo. Per
completare la legge, la Commissione europea sta aspettando i risultati
dell’analisi di impatto; sulla base di questi, formulerà entro giugno 2021 un
nuovo obiettivo per quanto riguarda la riduzione di emissioni di gas serra per
il 2030 e proporrà nel caso nuove modifiche alle direttive e ai regolamenti
europei sul clima, dal mercato Ets (Emissions Trading system)
all'efficienza energetica, dalle rinnovabili alle emissioni nel settore
agricolo e in quello dei trasporti. Entro settembre 2023, e in seguito ogni cinque anni, la Commissione
valuterà la coerenza
delle misure nazionali e dell'Unione Europea nel suo
complesso. All'esecutivo europeo sarà conferito il potere di formulare raccomandazioni agli
Stati membri le cui azioni non sono coerenti con l'obiettivo di neutralità
climatica per il 2050. La Commissione potrà inoltre riesaminare l'adeguatezza
delle misure a livello comunitario. Gli Stati membri dovranno infine sviluppare
e attuare strategie di adattamento per
rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità agli effetti dei
cambiamenti climatici. Non è finita qui. Per coinvolgere i cittadini, la
Commissione ha anche avviato una consultazione
pubblica, aperta per 12 settimane, per un "patto sul
clima", in cui ognuno potrà avanzare delle proposte e suggerire delle
iniziative.
I dubbi: La legge sul clima dovrà ora essere esaminata dal Consiglio e
dall'Europarlamento prima di diventare giuridicamente vincolante. Ma, come
abbiamo detto poco fa, entro giugno bisognerà ridefinire gli obiettivi al 2030.
A tal proposito, i ministri
dell'Ambiente di 12 paesi (Francia, Spagna, Austria,
Danimarca, Finlandia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo,
Slovenia, Svezia) hanno chiesto, inviando una lettera rivolta al
vicepresidente, Frans Timmersans, di accelerare sui tempi sull'aumento
del taglio delle emissioni inquinanti, portandolo ad almeno il 50% e puntando al 55% rispetto
ai livello del 1990. L'attuale traguardo fissato al 2030 è fermo invece al 40%.
Questo intervento si rende necessario, sottolineano i 12 ministri nella
lettera, per far sì che l'Unione Europea arrivi preparata all'appuntamento
cruciale della Cop26
di Glasgow, che si terrà il prossimo novembre, e possa fare da
apripista a livello internazionale.
Il presidente della commissione ambiente del Parlamento Europeo, Pascal Canfin, ha inoltre
fatto sapere che si batterà per ottenere vincoli nazionali. E qua veniamo al principale
limite della nuova legge sul clima. L'obiettivo delle zero emissioni nette per
il 2050 è stato infatti fissato a livello comunitario, e non stato per stato.
Questo vuol dire che, per esempio, alcuni paesi dell'Est Europa ancora
dipendenti dai combustibili fossili, come la Polonia (che si è
rifiutata sottoscrivere il Green New Deal dell'Ue), potranno sforare questo
limite se altri paesi più virtuosi (come Austria, Danimarca, Svezia e
Finlandia, che dovrebbero raggiungere l'obiettivo prima del 2050) provvederanno
a compensare. Come puoi notare, insomma, il sistema ha non poche crepe. L'abbandono
da parte dell'Europa dei combustibili fossili non sembra così immediato. Uno
stato come la Germania ha programmato l'abbandonato
totale del carbone per il 2038. Secondo molti esperti, si
tratta di un termine posto fin troppo avanti nel futuro. Per non parlare del
raddoppio del gasdotto
North Stream che, attraverso il mar Baltico, porterà
nell'Europa centrale 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas proveniente
dalla Russia. A dimostrazione che del gas russo, ora come ora, proprio non
riusciamo a farne a meno. In Italia poi abbiamo il caso del gasdotto Tap (Trans Adriatic
Pipeline), che farà arrivare dallo stato caucasico dell'Azerbaijan il gas
naturale. Se dunque da una parte l'Europa prova a schiacciare l'acceleratore
sulla transizione verde, dall'altra tiene alzato il freno a mano intrattenendo
fitte relazioni con l'industria dei combustibili fossili.
Le parole di von der Leyen e di Timmermans: "La legge sul clima è la trasposizione legale
del nostro impegno politico e ci pone in maniera irreversibile sulla strada di
un futuro
più sostenibile. Offre
prevedibilità e trasparenza per l'industria e gli investitori europei, orienta
la nostra strategia di crescita verde e garantisce che la transizione sarà
graduale ed equa", ha dichiarato la presidente della
Commissione Europea Ursula
von der Leyen.
A farle eco il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans: "La legge europea sul clima è un messaggio ai
nostri partner internazionali, questo è l'anno per alzare l'asticella dei nostri sforzi, nel perseguimento
degli obiettivi stabiliti dall'Accordo di Parigi".
Le parole di Greta Thunberg a Bruxelles: Chi non ha mancato di sferzare
ancora una volta l'Unione Europea sul tema della crisi climatica è Greta Thunberg. Mercoledì
scorso l'attivista svedese era a Bruxelles e
in un intervento di 8 minuti davanti alla commissione Ambiente del Parlamento
Europeo ha duramente criticato l’ipocrisia
dell'Ue. "Per
più di un anno e mezzo abbiamo sacrificato il nostro diritto all'istruzione per
protestare contro la vostra inazione", ha detto Greta.
"A settembre, 7 milioni e mezzo
di persone sono scese in strada per chiedervi di unirvi di fronte ai dati
scientifici per offrirci un futuro sicuro; poi, lo scorso novembre il
Parlamento Europeo ha dichiarato l'emergenza climatica e ambientale. Avete
detto che l'Ue sarebbe stata capofila per quanto riguarda le sfide climatiche,
ed era una bellissima notizia. Quando i vostri figli hanno fatto scattare
l'allarme anti-incendio, voi siete usciti, avete annusato l'aria e vi siete
resi conto che era tutto vero: la casa stava bruciando, non era un falso
allarme. Poi però siete rientrati, avete finito la vostra cena e siete andati a
dormire senza neanche chiamare i vigili del fuoco".
Per la diciassettenne la proposta di legge così com'è
significherebbe ammettere
la resa nella lotta contro il cambiamento climatico. Una
rinuncia agli obiettivi dell'Accordo di Parigi, alle promesse e agli impegni
per garantire un futuro migliore alle giovani generazioni. Se si vogliono
mantenere gli impegni sottoscritti nell'accordo di Parigi, le nostre emissioni
di carbonio devono finire e non ridursi, e la scienza (in primis i report dell'Ipcc, il Gruppo
intergovernativo sul cambiamento climatico) ci dice che il processo deve iniziare oggi.
"Quello che manca sono la
consapevolezza, la leadership e soprattutto il tempo", ha
concluso Greta Thunberg. Posizioni ribadite in una lettera
aperta indirizzata ai leader dell'Unione Europea, firmata dalla stessa
Greta e da altri 33 attivisti del movimento Fridays for Future. La reazione delle associazioni ambientaliste: Le Ong e le associazioni
ambientaliste hanno accolto favorevolmente la nuova legge europea sul clima, ma
non hanno risparmiato osservazioni e critiche a riguardo. Il punto è sempre lo
stesso: occorre essere più ambiziosi.
La posizione più rigida è sicuramente quella assunta da Sebastian Mang, policy advisor
di Greenpeace per
la politica climatica europea: "Senza
piani per un obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030 basato sulla
scienza, né misure per porre fine ai sussidi ai combustibili fossili, ci stiamo
preparando al fallimento. Decenni di esitazioni e mezze misure ci hanno
portato a un punto in cui la stessa sopravvivenza della vita sulla Terra è a
rischio a causa dell'emergenza climatica. Il momento di agire è adesso, non tra 10 anni".
Anche il Wwf esprime
alcune perplessità sulla nuova legge europea. L'auspicio è quello che
garantisca una rapida
riduzione delle emissioni e una transizione socialmente giusta,
facendo in modo che le politiche di tutti i settori siano compatibili con gli
obiettivi climatici dell'Unione Europea.
"Agire oggi è essenziale per
darci la possibilità di limitare il pericolo rappresentato dal riscaldamento
globale", afferma Mariagrazia
Midulla, responsabile Clima ed energia del Wwf Italia. "La legge deve porre fine alle dannose
contraddizioni della politica dell'Ue, dove gli obiettivi di emissione si
affiancano a miliardi
spesi in gasdotti e alla continua espansione degli allevamenti animali, per fare due esempi. Questa legge
rappresenta l’opportunità che l'Europa ha per dimostrate di essere davvero
ambiziosa e all'altezza della sfida di una trasformazione essenziale anche dal
punto di vista economico".
In particolare il Wwf propone:
·
il raggiungimento dell'obiettivo della
carbon neutrality entro
il 2040 (cioè dieci anni prima da quanto previsto dalla
nuova proposta di legge);
·
la riduzione delle emissioni di gas serra
almeno del 65% entro
il 2030, in linea con quanto indicato dalla scienza, attivando un meccanismo di
revisione quinquennale degli obiettivi a partire dal 2021 (e non dal 2030, come
pare intenzionata a stabilire la Commissione Europea);
·
il divieto di tutti i sussidi, le
agevolazioni fiscali e gli altri benefici per i combustibili fossili;
·
l'istituzione di un organismo scientifico indipendente che
esamini i piani dell'Unione Europea per affrontare l'emergenza climatica e si
assicuri che i conti delle emissioni tornino.
Per Legambiente la
proposta di legge sul clima avanzata dalla Commissione rappresenta un
importante passo in avanti per garantire una governance unitaria e coerente
della politica climatica europea. Ma ritiene l’aumento dell’attuale obiettivo
di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030 al 50-55% rispetto ai
livelli del 1990 un'iniziativa poco ambiziosa e non in linea con l’obiettivo
dell’Accordo di Parigi di contenere
il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5 gradi centigradi.
Per fronteggiare l’emergenza climatica l'Europa può e deve portare il target
della riduzione delle emissioni ad almeno il 65% entro il 2030, in coerenza
con le indicazioni dell’Emissions Gap Report realizzato
dall'Unep, il
Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente.
"I prossimi mesi saranno
cruciali, l’emergenza climatica non consente ulteriori
rinvii", sostiene Stefano
Ciafani, presidente di Legambiente. "L’Italia deve sostenere con forza la necessità
di avviare da subito il processo di revisione degli attuali impegni di
riduzione al 2030".